Continuiamo il nostro tour dell’Iran arrivando alle porte del deserto a Yazd.
Leggi qui la prima parte (Teheran e Shiraz)
3. YAZD (2 notti)
È forse la città che ho amato di più. Mi hanno subito affascinato il suo colore che ricorda il deserto su cui si affaccia, e il panorama dei tetti sormontati da cupole e torri del vento, che anticamente servivano per raffreddare le cisterne d’acqua. Il centro è a misura d’uomo ed è stato riconosciuto sito UNESCO. Siamo stati qui a metà agosto con circa 37 gradi, faceva caldissimo specie al sole, ma essendo molto secco era sopportabile.
La moschea del Venerdì (Jameh) è stupenda, con bellissime tonalità azzurre e blu tipiche dell’Iran. Il complesso Amir Chaghmagh ha una facciata molto bella e vale la pena una visita la moschea un po’ nascosta a destra della piazza.
Sulla piazza si affacciano vari negozi che vendono tarmeh, stupendi piccoli arazzi in seta usati per coprire mobili, letti o tavoli. La qualità sale all’aumentare della percentuale di seta e al numero di colori. Al bazaar per pochi euro potete prenderli in poliestere.
Da non perdere lì vicino è la dimostrazione dello Zurkaneh nel palazzetto dietro il lato sinistro della piazza. Si tratta di un antico sport che assomiglia a una serie di esercizi ginnici a corpo libero e con attrezzi (mazze e cimbali), il tutto guidato da un cerimoniere che da una “consolle” suona un tamburo e recita versi religiosi.
Insomma, un esercizio per corpo e anima, che dura circa 45 minuti all’interno della sala circolare. Una sera c’era una sorta di festa in piazza con musica su un palco e con centinaia di uomini che danzavano con la mazza.
Una veloce visita se avete tempo la merita il giardino Dolat-abad per la pacifica vista del padiglione con la più grande torre del vento dell’Iran e la piscina; ideale per godersi un po’ di fresco la sera.
Un’attrazione unica di questa regione sono le costruzioni dei Zoroastriani, la comunità che segue l’antica religione monoteista dell’impero persiano, il cui profeta Zoroastro (o Zaratustra) visse circa mille anni prima di Cristo. Dopo secoli di oppressione hanno oggi ufficialmente libertà di culto, ma non ho avuto l’impressione che fosse completa.
Il loro museo è abbastanza interessante per capire la cultura (da vedere lì vicino la torre con orologio Markat). Tra le cose che colpiscono ci sono i templi dedicati ai 4 elementi – spicca a Yazd quello del fuoco – e le famose torri del silenzio, utilizzate in passato per i morti.
La storia è incredibile: siccome per i zoroastriani i morti renderebbero impuro il suolo, i corpi venivano esposti in una una torre di pietra perché gli avvoltoi li mangiassero, mentre le ossa venivano sciolte in un buco con degli acidi.
4. VARZANEH (1 notte)
È un paesino, il motivo per andarci è visitare il deserto, che qui è il più accessibile in Iran. Volendo si può passare a comprare tappeti (che costano la metà che a Isfahan, ci hanno detto). L’aria di provincia si vede dal fatto che le donne portavano tutte un chador bianco – colore tradizione solo qui -. La piccola moschea ha il suo fascino “non turistico” e c’è poco altro da vedere.
L’attrazione è il tour nel deserto di circa 4 ore, organizzato dalla guesthouse. Abbiamo fatto l’opzione pomeridiana, che prevede tappe ai resti di un tempio dell’acqua zoroastriano (c’era una pozza in cui ragazzi facevano il bagno) e una salina in mezzo al mar morto locale.
Al ritorno ci siamo divertiti un sacco a fare sand boarding sulle dune al tramonto e a dare una veloce occhiata al cielo stellato.
La sera abbiamo cenato alla Guesthouse (non c’era alternativa, in ogni caso), dove ci hanno allietato con un piccolo concertino di un suonatore di tamburello / cantante e un ballo improvvisato dallo staff. Sicuremente uno delle performance folkloristiche più autentiche dell’Iran!
Arrivare a Varzaneh con i mezzi pubblici non è semplice perciò ci siamo fatto portare in taxi, da lì poi siamo partiti con un bus locale per Isfahan.
Vai alla tappe successiva Isfahan, Kashan e Qom