Se c’è una cosa che mi elettrizza quando sbarco in una nuova città, oltre a provare il cibo di strada, è sicuramente andare in cerca di street art, come ho spiegato in 8 motivi per amare la street art. Quando li puoi abbinare, e entrambi di alta qualità come nell’isola di Penang , allora mi sento in paradiso.
Lo dico chiramente, non fosse per Penang probabilmente non sarei andato in Malesia. Ho incontrato troppi viaggiatore che me la lodavano – “si mangia da dio!”. Non potevo perderla! Ma la sua fama per la street art mi aveva già attirato. Pertanto, sono arrivato con molta eccitazione e grandi aspettative. Che sono state pienamente soddisfatte.
Penang è un crogiuolo, malai, cinesi and indiani vivono qui insieme da sempre e questo miscuglio è ben rappresentato nella ricca cucina e l’architettura. Georgetown – la principale città nell’isola di Penang – è patrimonio dell’umanità Unesco per i suoi palazzi coloniali e le case e i templi cinesi. E ora c’è un grande valore aggiunto: i murali, oggi una grande attrazione.
I murali più iconici sono di Ernest Zacharevich, un artista lituano che ha portato Penang al centro dell’attenzione mondiale dal 2012. Il ragazzo sulla moto, Bambini in bicicletta, Arrivare lassù, Bambini su un’altalena, Bambini che giocano a basket sono i murali dove ognuno viene per una foto interattiva. La sua bambina in blu (conosciuta anche come La bambina kung fu) e il portatore di risciò in attesa sono molto popolari . Quest’ultimo è a pochi metri di distanza da una stazione di risciò dove i portatori hanno esattamente lo stesso aspetto, lol.
Altri artisti hanno lavorato qui come la russa Julia Volchkova (es. il barcaiolo) o il gruppo malesiano-tailandese che nel 2013 sviluppato il progetto 101 gattini dispersi, per lo più intorno ad Armenian street. Le istituzioni locali chiaramente spingono sul fenomeno e hanno promosso le 52 caricature di Marking Georgetown (segniamo Georgetown) come pietre miliari che raccontano storie sulla città.
La fiagata di fare un tour di street art a Georgetown è che hai un sacco di cibo invitante da provare. Per lo più ho assaggiato cibo cinese, specialità locali come chao kuey teow (noodle saltati con gamberi e uova d’anatra), hokkien mee (zuppa di noodle fortemente aromatizzata ai gamberi), wan di mee (zuppa di noodle con polpette e maiale arrosto), assam laksa (una zuppa di noodle alle sardine combinata con involtini primavera), chondol (chiamato anche chendul, un dessert con cocco,fagioli di soia e ghiaccio), ma anche un grande classico come i dim sum. Sul fronte indiano ho provato il nasi kandar (riso e curry) con gamberoni, mentre sul lato malese-Penang ho provato il rojak (una strana insalata agrodolce con frutta, calamari e una salsa densa di noci varie), l’unica cosa che non mi è piace nella lista (incompleta) del cibo squisito che ho mangiato a Penang.
Quello che mi piace particolarmente della street art di Penang è che stimola la gente del posto a fare di più. Le imprese locali spesso la finanziano o ne sviluppano una propria. La danza del leone e il ragazzo viola che insegna il dialetto hokkien (parlato nell’isola di Penang) sono di fianco a una bancarella che vende ice kepal. Si tratta di una palla di ghiaccio inzuppata con sciroppo di frutta, che era popolare qui negli anni ’70. Ne ho preso una con ribes nero e mi è piaciuta un sacco! Ricorda vagamente una granita italiana. Un caffè ha un il suo carrarmato dell’amore e anche un azienda vecchio stile sembra essere stata contagiata dall’atmosfera.
Come probabilmente avrai notato dalle foto, alcuni murali sono deteriorati. Due di quelli famosi di Zacharevich (L’uomo anziano e il bambino sulla barca) sono completamente slavati. Sono stato a Penang nel gennaio 2016, la maggior parte di questi affreschi hanno meno di 4 anni. Nessuna sorpresa, ogni forma di street art è soggetto alla intemperie. Ma mentre li guardavo durante la mia visita a Penang, non ho potuto evitare di fare qualche riflessione seria.
Nelle società occidentali abbiamo una concezione dell’arte come qualcosa destinato a perdurare. I museo sono templi per conservare esemplari di centinaia o addirittura migliaia anni, che – ironia della sorte – spesso gli artisti hanno realizzato sperando che potessero durare per anni o al massimo decenni. E nello stesso tempo la nostra società è a disagio con la morte e ci dà l’illusione che vivremo per sempre (il progresso della medicina certo ha dato un grande sostegno a questa convinzione). Ma ovviamente questo non è reale. Ho quindi imparato un paio di lezioni di vita da quei murali che scomparivano:
– La street art con la sua fragilità ci ricorda che non siamo eterni. Un murale che amo presto svanirà per sempre. Un giorno anche io svanirò. Il tempo è limitato.
– Una street art, che adesso c’è e presto potrebbe scomparire, ci esorta a vivere ora. Non aspettare per vedere la street art dal vivo. Non aspettare per seguire la tua passione, farlo ora.
In conclusione, sono tornato da Penang con altri due motivi per per amare la street art. Non potevo chiedere di più.
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Per saperne di più:
Georgetown street art brochure
Top 19 Street Food da provare a Penang [English]